Scatole e memorie - Archivio fotografico Di Cola (Cosenza)
Rovistando nell'archivio di Giuliano Di Cola, «(Ascoli Piceno, 1941), fotoreporter della società italiana nell’epoca del benessere, ma anche lungimirante testimone della civiltà contadina calabrese, prima del passaggio all’industrializzazione» (Marco Bonsanto in Dimore del Paesaggio. Visioni erranze risonanze).
Raffaele Mazzarelli
Marchigiano di Ascoli Piceno trapiantato in Calabria, è qui a Cosenza, che Di Cola, questo operatore fotografico dotato di una sensibilità pronta come un radar alla scoperta dei "valori" visivi a contatto con l'antica civiltà bruzia, nei suoi echi secolari e nei suoi eterni ritorni, dopo varie esperienze professionali e dopo numerose partecipazioni alle più qualificate rassegne fotografiche in Italia e all'estero, scopre nel linguaggio della fotografia come arte un messaggio ben più profondo e credibile delle parole. Strutturate sulla base di un'armonico (e armonioso) tracciato di linee e di punti, intesi, questi ultimi, come frammenti disintegrati di un bell'equilibrio di spazi pieni e vuoti; di una felice partitura d'ombre (il tutto ottenuto grazie all'impiego della retinatura sulla memoria statica della pellicola: una pratica che eccita ed esalta l'uso della camera oscura e della bacinella di sviluppo), queste di Di Cola sono immagini che nascono dall'amore e dalla frequentazione assidua di Cosenza [...] I piccoli spazi prospicienti alle case padronali, gli estradossi dei ponti, i ballatoi, le scalinate a perdifiato spesso segnate da grandi archivolti, il lastricato dei cortili e delle stradine erte e strette, i vicoletti senza orizzonti e dalle pareti incombenti, assumono nell'immagine di Di Cola un palpito di memoria, meglio, un sapore di palinsesto, come se nascondessero trame complesse e cifrate delle vite che si sono consumate per quei vicoletti, quelle stradine e quelle scalinate, in quelle case e su quegli spazi, cortili, ballatoi. [...] Di Cola sceglie le tonalità care a Shelley: le tonalità sfumate dell'umido, della muffa, degli intonaci, dei legni smorte delle porte, la porosità delle pietre che vanno ad incorniciare i portali, l'oscurità soffice intravista dalle porte e dalle finestre, l'unto del fumo di carbone lasciato dai fuochi agli angoli delle case..., ed opera il più vero e affettuoso ritratto di Cosenza.Salvatore Scarpino
Le immagini ci assediano. Sparate, potenziate, iterate ai limiti del demoniaco dall'elettronica, dirette sulle nostre fragili vite schizoidi da schemi implacabili, inseguono e braccano l'occhio che si serra alla ricerca del vuoto-buio- tutto bianco-tutto nero. Dove non arriva l'elettronica arrivano le macchine fotografiche, sempre più piccole, più facili da usare, sempre pronte in ogni tasca, buone a nulla e capaci di tutto. Gli uomini e le cose non esistono più se non mediati attraverso scatti e riprese, trilioni di immagini ormai ci ossessionano con la loro falsa verità di "documenti". Le immagini seguono le leggi della moneta, si inflazionano, si sviliscono, quelle cattive scacciano le buone. Basta, dateci requie, o dateci buoni fotografi. Viaggiatori provenienti da più parti riferiscono che ne esistono ancora. Fotografi veri, con occhio e cuore d'uomini. Giuliano Di Cola è uno di questi. Da tempo si è sottratto alla tentazione e alla condanna di "documentare", di offrire un anonimo occhio di vetro bon à tout faire per veggenti distratti e confusi. Dalla fotografia, intensa come un processo unitario che va dall'inquadratura alle manipolazioni di stampa, ha fatto un irripetibile scandaglio-sonar capace di trarre da una prospettiva un fascio di informazioni emotivamente rilevanti. Un arco sbrecciato, una scalea corrosa, un androne ricco solo d'erbe inselvatichite, una maschera o un antico gesto legato a mestieri in via d'estinzione, sondati con lo scandaglio-sonar di Di Cola riversano segni precisi e netti, una storia, che è sempre storia d'uomini, come si sa. Di Cola non ferma i propri soggetti, li spia e li offre ancora vivi. Di fronte ai suoi lavori, anche in tempi d'inflazione visiva, è il caso di aprire gli occhi e di lustrarseli.Fotoreporter e fotografo d’arte, «[…] è nato ad Arquata del Tronto, nella provincia di Ascoli Piceno, dove si è diplomato presso l’Istituto Professionale di Arte Fotografica. Dopo varie esperienze professionali nelle Marche e numerose partecipazioni alle più qualificate rassegne del settore - prima fra tutte la Biennale Internazionale “Fotografi della Nuova Generazione” organizzata alla Galleria d’Arte Moderna di Milano e al Museo d’Arte Moderna di New York - si stabilisce definitivamente a Cosenza. È in Calabria che attraverso una tecnica tutta personale di elaborazione della fotografia apre un discorso per immagini con la realtà umana e ambientale di questa regione […] egli scava dentro la città storica di cui raccoglie non il pittoresco ma quei particolari scorci-vicoli, portali, scalinate, botteghe artigiane - che servono a dare la dimensione del tempo passato e sono testimoni di un patrimonio storico culturale da salvare ...
Error
16 dicembre 2018
Archivio fotografico Giuliano e Cesare Di Cola
Mostre fotografiche, stampe fin art, tele fotografiche, stampe ai sali d'argento, cartelle, reportages, progetti e volumi fotografici.Sedi dell'Archivio Di Cola: Cosenza - Castelnuovo di Porto (Roma)- Eracle di Osca