
Le drammatiche immagini di questa esposizione, registrate dai fotografi Giuliano e Cesare Di Cola, hanno percorso, durante gli anni, scuole e università italiane con l'obiettivo di seminare una cultura antimafia e di riportare alla memoria il testamento di uomini e donne che hanno dato le loro vite perché avessimo ancora speranza [...] L'eredità di Falcone e Borsellino esiste nel coraggio di combattere, se necessario fino alla morte, la cultura della criminalità. E questa lotta è compito dei rappresentanti della Giustizia, dello Stato, delle persone comuni, a nome del riscatto degli ostaggi del crimine organizzato del mondo intero.
L'eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
«Un'esecuzione di mafia fotografata quasi a caldo, nei suoi aspetti più spettacolari, ritmata da una successione di fotogrammi che valgono mille pagine di storia e di sociologia mafiosa. Sono fotografie retinate, riprese attraverso una ragnatela sottilissima di fili concentrici, con questi colori mediati dal filtro e dai toni sempre caldi, quasi belli, violenti comunque». (Pino Nano)... fotografie che fanno parte di un lavoro promosso dal Siulp (il sindacato unitario di Polizia) e inaugurato il 19 luglio del 1993 nel capoluogo siciliano, in occasione del primo anniversario dell'uccisione di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta. L'esposizione, itinerante nelle Università e nelle Scuole italiane, fece tappa a Cesena (nell'ambito del Convegno "Educare alla legalità" del 1996), dove ebbe l'onore di essere presentata dal giudice Antonino Caponnetto. La mostra continua ad essere esposta in Italia e all'estero.
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Le immagini aiutano a non dimenticare - I Di Cola incantano i brasiliani
Due cosentini a Rio de Janeiro, padre e figlio uniti dalla passione per la fotografia d'arte: Giuliano e Cesare Di Cola, il primo diplomato all'Istituto d'Arte di Ascoli Piceno, curatore di numerose mostre e di recensioni e servizi giornalistici su giornali nazionali quali il Messaggero ed il Tempo, appassionato di fotografia, esperto di computer grafica, photo editor e collaboratore con riviste nazionali il secondo. Due curriculum vitae ricchi di pubblicazioni e di mostre nazionali ed internazionali raccolte ed allestite in anni di lavoro riconosciuto e altamente qualificato. E non è un giudizio campanilistico o di parte: a dare rilievo internazionale all'opera dei due artisti è arrivata infatti la proposta di esporre a Rio de Janeiro i lavori della mostra itinerante "Il ricordo e la speranza", dedicata interamente alla figura di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Le immagini dei lavori dei Di Cola viaggiano infatti via internet nel sito www.cesaredicola.com, e arrivano lontano, portando in giro per il mondo la nostra Calabria e non solo. La mostra fotografica "A recordação e a esperança. A Herança de Giovanni Falcone e Paolo Borsellino", allestita il 23 maggio, aperta al pubblico presso la Galleria della Emerj fino al 21 giugno, è stata realizzata dal Tribunale di Giustizia e dalla Scuola di Magistratura dello Stato di Rio, dal Dipartimento Culturale - Emerj e dall'Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro: la sua esposizione ha aperto un'importante manifestazione organizzata in Brasile in memoria dei due magistrati italiani, proprio in occasione del giorno della scomparsa di Falcone. "Le drammatiche immagini di questa esposizione – ha detto la dottoressa Silvia Monte, coordinatrice del dipartimento culturale Emerj – registrate dai fotografi Giuliano e Cesare Di Cola, hanno percorso, durante gli anni, scuole e università italiane con l'obiettivo di seminare una cultura antimafia e di riportare alla memoria il testamento di uomini e donne che hanno dato le loro vite perché avessimo ancora speranza". L'iniziativa rientra infatti nel solco di un dibattito molto sentito in Brasile sulla transnazionalità della criminalità organizzata e la situazione del Brasile davanti alle lobby internazionali della criminalità. "La cruda sequenza iconografica – ha poi spiegato Cesare Di Cola – scansionata secondo una logica temporale, mira a far rivivere e a far ricostruire ai singoli visitatori i tragici eventi culminati nelle stragi di Capaci e via D'Amelio. L'intento è quello di riaccendere emozioni e dolori appena sopiti per rafforzare lo sdegno e rinnovare la volontà di non arrendersi alla criminalità organizzata". Le fotografie hanno quindi per Di Cola la capacità di richiamare alla memoria il testamento di uomini e donne, in quanto senza la memoria non è possibile attribuire senso alle azioni e costruire quindi un futuro migliore. I vicoli di Palermo, il mercato, il luogo dell'uccisione del poliziotto Petrosino, il dolore per la crudeltà inflitta dalla mafia, la tristezza dei funerali di due uomini che avevano combattuto per la giustizia, i fiori, le manifestazioni contro la "Piovra", l'immagine finale di una donna incinta distesa sul letto con una bimba sopra di lei a simboleggiare "la speranza, il credere nelle idee e che il mondo possa essere diverso da come è stato". Un vero e proprio successo. (Emma Grandinetti, in «il Quotidiano della Calabria», 23 giugno 2002)La mostra fotografica è stata riproposta a Rio de Janeiro nell'ambito della manifestazione Falcone e Borsellino – 10 anos de Herança/ Uma Lição de Justiça e Liberdade (23/24 maggio 2002). Realizzazione: Tribunal de Justiça do Estado do Rio de Janeiro, Escola da Magistratura do Estado do Rio de Janeiro, Departamento Cultural – EMERJ, Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro. Supporto: Associação dos Magistrados do Estado do Rio de Janeiro (AMAERJ), ANSA, Banco do Brasil, Editora Forense Universitária, Instituto Brasileiro de Ciências Criminais Giovani Falcone. L'esposizione curata dalla Dott.ssa Silvia Monte, Coordinatrice del Dipartimento Culturale - EMERJ, è rimasta fino al 21/06/02 nella Galleria presso la EMERJ
«O presidente do Tribunal de Justiça do Estado do Rio de Janeiro, desembargador Marcus Faver, disse ontem, na abertura do seminário A Globalização do Crime Organizado, que a estrutura do crime organizado no Brasil "aproxima-se perigosamente daquela que caracteriza a Mafia italiana". O seminário, organizado pelo Tribunale de Justiça e a Escola dos Magistrados do Estado do Rio de Janeiro (Emerj), faz parte das homenagens realizadas em todo o mundo para marcar a passagem dos dez anos do assassinato do juiz Giovanni Falcone pela Mafia [...] Ainda como parte das homenagens a Falcone, foi inaugurada uma exposição de fotos dos italianos Giuliano e Cesare Di Cola, que durante anos documentaram as ações da Mafia na Sicilia, especialmente em Palermo, e dos trabalhos de Falcone e sua equipe contra o crime organizado. Antes de chegar ao Brasil, a exposição percorreu as escolas da Italia para "conscientizar a população mais jovem do horror que a mafia representa", disse Cesare [...]»
Antonio Caetano, in «Jornal Tribuna da Imprensa», 24/05/2002
L'Associazione dei Giudici del Rio Grande do Sul (AJURIS) ha organizzato una mostra fotografica sui giudici Falcone e Borsellino nel quadro delle attività previste in occasione del II Foro Mondiale dei Giudici, tenutosi a Porto Alegre il 21 e 22 gennaio 2003. Alla realizzazione della mostra ha collaborato il Consolato Generale d'Italia, mentre si è ottenuto il patrocinio di altre entità (Escola Superior da Magistratura, Istituto de Acesso a Justiça e Associazione dei Lucchesi nel Mondo). L'inaugurazione ha avuto luogo il 24 gennaio 2003 alla presenza dell'Ambasciatore d'Italia, Vincenzo Petrone, e di numerose autorità locali e rappresentanti del settore giudiziario ed accademico di Porto Alegre. La mostra è stata esibita presso la sede dell'AJURIS, rimanendovi fino al 4 febbraio u.s., e visitata da diverse centinaia di persone, sia ospiti stranieri partecipanti al III Foro Sociale Mondiale, sia la popolazione locale. Con l'occasione si è anche organizzato un convegno su "Criminalità Transazionale e Sicurezza Pubblica" a cui hanno partecipato esponenti brasiliani e operatori del diritto rio-grandense. La mostra fotografica è stata infine l'occasione per un dibattito televisivo organizzato dalla televisione locale, canale 20, a cui ha partecipato il Console Generale a Porto Alegre, Mario Panaro, e per una presentazione stampa dell'evento, tenutasi il 24 gennaio 2003.
Porto Alegre, 26 de março de 2003
Aos ilustríssimos seniores Fotográfos Giuliano e Cesare Di Cola
[...] Outrossim, agradeço a colaboração dispensada na realização da referide Mostra, que abrilhantou as dependências desta Associação no período em que esteve presente [...]
«Progetto Sicurezza, mensile ufficiale del sindacato di polizia», SIULP, Maggio 1995
"Ho sentito - sta scritto nella didascalia firmata da Antonino Caponnetto, che accompagna la foto di una siepe di mani sollevate, forse in un ultimo applauso o in un gesto di rabbia - la volontà della popolazione di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppressione che ne vanifica la speranza che nasce". [...] Numerosi e autorevoli i consensi all'iniziativa del Siulp. Il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, Alberto Capotosti, ha definito il libro "commovente" e ha sottolineato come "dobbiamo impegnarci a mantenere sempre vivo il doloroso ricordo del sacrificio di quei fedeli servitori dello Stato e a trarre, da così drammatici eventi, nuovi stimoli per rinvigorire con costanza l'impegno comune nella lotta ad ogni forma di criminalità organizzata". Il vicecapo della Polizia, Luigi Rossi, ha commentato: "Particolarmente suggestiva è stata l'idea di raccogliere in un volume l'immagine dei luoghi, dai fatti e dei volti che hanno popolato la recente storia di Palermo, accompagnandole con le espressioni più significative pronunciate dai principali protagonisti della lotta contro la mafia di questi ultimi anni e in particolare di coloro che in essa si sono impegnati fino a sacrificare il bene supremo della vita". "Sono immagini forti, vere - ha osservato il capo della Polizia Fernando Masone -, che ricordano le ferite inferte allo Stato, ma che testimoniano anche la rabbia della gente comune e la volontà di riaffermare il superiore valore della legalità".
A herança de Giovanni Falcone
A morte de um homem de coragem é o retrato do nosso dia-a-dia
Com a presença do cônsul da Italia e do diretor do Instituto de Cultura Italiana, a Escola de Magistratura do Rio de Janeiro acaba de realizar uma homenagem ao juiz italiano Giovanni Falcone, nascido em 1939 e assassinado brutalmente a 23 de maio de 1992 na localidade de Capaci, na Sicilia, às 17h58m de um sábado. Nesse dia e nessa hora, a Cosa Nostra saldava uma velha conta com o juiz que, mais que os outros, a havia combatido. Poder-se-ia perguntar: mas por que a homenagem pelos dez anos da morte desse magistrado que nem brasileiro era? A homenagem, organizada pelo desembargador Marcus Faver, presidente do Tribunal de Justiça deste estado, e com o apoio da Escola da Magistratura, pretende resgatar a vida e a morte de um homem de coragem, e tem toda relevância em face do que está acontecendo em nosso país, quem sabe no mundo, com o enfraquecimento das instituições, tornando cada ves mais difícil a convivência daqueles que respetiam as leis e querem viver em paz. Giovanni Falcone não é um mártir da Italia, é um mártir do mundo. Disse o desembargador Marcus Faver, na homenagem, que a Italia não é a Mafia. Dizemos nós, nem a Mafia é a Italia. O povo italiano tem vergonha dela e sofre por causa dela, seja na própria carne, seja quando, por causa disso, o próprio conceito do país é diminuído. A mostra fotográfica agora inaugurada pretende despertar uma cultura anti-Mafia, uma cultura anticrime e criminosos. O brutal incidente que vitimou Giovanni Falcone não enlutou apenas a sua família, mas também as dos seguranças que o acompanhavam, a de sua esposa, Francesca Morvillo, e também a família de Paolo Borsellino, amigo de Falcone, magistrado morto dias depois, em 19 de julho. Disse Falcone: "Morre-se generalmente porque se está só, ou porque se entrou em um jogo muito grande. Morre-se também porque não se dispõem das necessárias alianças, porque se é privado de sustentação." Em toda esta situação, não pode o Estado deixar que a Mafia, ou grupos semelhantes, como o tráfico de drogas, o jogo do bicho, a corrupção politica e administrativa, atuem como na Sicilia, quando a Máfia golpeou os servidores do Estado porque o Estado não era competente para os proteger. A mostra fotográfica e a palestra tiveram por finalidade também registrar e homenagear aqueles que aqui morreram no cumprimento de seu dever. Para assassinar Falcone, uma estrada foi dinamitada com precisão cirúrgica, o que demonstra o aperfeiçoamento da societa cosa nostra. Compete à sociedade dos justos também se aprimorar para o enfrentamento dos que não cumprem a lei, onde quer que se encontrem. Não podemos deixar que aqui ocorra o que aconteceu no fatídico dia 23 de maio de 1992, para que não tenhamos o mesmo sentimento do senador e filósofo Norberto Bobbio, que declarou ao jornal La Stampa: "Envergonhome italianos mataram o juiz Falcone. Chegou o momento em que, se eu não fosse tão velho, iria embora deste país, pois não suporto mais o clima moral da Italia." Quantos brasileiros já não pensaram da mesma forma? Não podemos aceitar o horror em que vivemos, com a violência que campeia e que a toda hora enluta as famílias brasileiras. Há uma profunda angústia, pois vivemos como vivia o povo italiano naquela época, período de profunda perturbação na ordem social, em autêntica dissolução moral. Os fora-da-lei fazem o que querem escolhem o momento para atuar, e os obstáculos colocados pela sociedade organizada são impotentes para impedi-los. "O monopólio da força está a toda hora sendo demonstrado", disse Bobbio. "O anti-Estado é o verdadeiro Estado." Logo após a morte de Falcone, os jovens e a população da Sicilia demonstraram todo seu repúdio através de passeatas e atos públicos. Outros escolheram uma árvore e nela penduraram as demonstrações de carinho, de dor e de revolta. Cesare di Cola, o organizador da mostra fotográfica que produzira com seu pai e mestre Giuliano di Cola, encerrou sua exposição, no Rio de Janeiro, dizendo: "A imagem geradora da árvore, que, assim como o ser humano, tem como propósito a realização plena de sua forma, remete à mediação entre as profundezas da terra e as alturas do céu, entre o sagrado e o profano, entre o visível e o invisível, remetendo ao mesmo tempo à claridada à qual tendem as coisas obscuras do homem." Precisamos criar uma cultura contra tudo que não é justo, contra tudo o que nos oprime; precisamos criar a capacidade de sonhar com um mundo diferente. È necessário alimentar a esperança, sem apagar os fatos da memória. Giovanni Falcone morreu, mas suas idéias estão vivas, e caminham pelas nossas pernas.
Desembargador Walter Felippe D'Agostino - Jornal O Globo - 20 giugno 2002
Imagens que ajudam a não esquecer
Exposição corre o mundo levando a herança dos juízes italianos Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, assassinados pela Mafia.
Giovanni Falcone, um símbolo
«Informativo» (Tribunale de Justiça do Estado do Rio de Janeiro/EMERJ)
Ano 1 - N.3, Abril/Maio 2002
Tributo à coragem
Em exposição inédita no Brasil, Tribunal de Justiça homenageia magistrados italianos assassinados pela Máfia
«Jornal Tribuna do Advogado», Giugno 2002
Le foto su Falcone e Borsellino in mostra in Brasile
Lo stragismo della mafia nelle istantanee dei Di Cola
«il Quotidiano della Calabria», 14 febbraio 2003