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in lavorazione il nuovo libro d'artista

presto nuove anticipazioni

Dimore del paesaggio
visioni erranze risonanze
Cesare Di Cola

testi di Sandro Bernardi, Gianni Pezzani, Pietro De Leo e Marco Bonsanto
  • Fornacetredici edizioni, 2017
  • impaginazione e stampa: Balzanelli srl, Monterotondo (Rm)
  • progetto grafico: Cesare Di Cola
  • formato chiuso: 15x21 cm
  • copertina con bandelle
  • interno: 128 pagine
  • 102 fotografie a colori + una stampa fine art (formato 10x10 cm) su carta Hahnemühle Museum Etching 350 g
  • rilegatura brossura filo refe
  • tiratura limitata di 100 copie firmate e numerate

- EDIZIONE ESAURITA -

[...] Sono poche le raccolte fotografiche in grado di spostare inavvertibilmente il punto d’appoggio del nostro sguardo, fino a ribaltarlo, a rimetterlo garbatamente in discussione. Dimore del Paesaggio è un’opera di questo tipo, apparentemente docile alla curiosità (vigile o svogliata) dello sguardo che la penetra, ma capace invece di contaminarne a lungo l’immaginario visivo con l’umiltà di un’influenza differita, “riservata”. [...] la forza gentile del libro di Cesare Di Cola deriva principalmente dalla stratificazione di letture e di possibili percorsi significanti, che essa offre al lettore che ne sfogli le fotografie. [...] Di Cola ha del paesaggio una concezione articolata e complessa, che non resta confinata all’esteriorità di una composizione estetizzante degli elementi naturali, ma ricerca in essi, così come li incontra, le tracce dell’attività umana che sul quel territorio si è dispiegata sul lungo, medio e breve periodo. Un paesaggio non è una porzione qualsiasi di ambiente naturale, ma un’entità allo stesso tempo fisica e immateriale che la mente unifica e riconosce; a cui conferisce valore, per la sua capacità di restituire il senso di un passaggio umano colto in absentia. Ed ecco allora le antiche strade di Castelnuovo di Porto, il suo tessuto urbanistico di matrice feudale, gli ingegnosi passaggi architettonici, le periferie viarie che trapassano rapide nelle ubertose colline della campagna romana, i pascoli intatti, le zone industriali, i piccoli poderi e i campi coltivati, le aziende agricole, e più in là il parco dell’antica Veio, le rive del fiume Tevere, le cave di Riano. Un’esplorazione fotografica che si allarga a spirale dall’ideale centro del paese verso i luoghi vicini e lontani in cui si è pluralizzata nei secoli la vita della comunità locale, in un progressivo intreccio di natura e lavoro umano. Un piccolo cosmo che emerge pian piano e che si ricompone gradualmente e per la prima volta sotto i nostri occhi, attraverso una sintesi non meramente pittorica, ma attenta alla ricostruzione narrativa dei passaggi umani che hanno solcato in varie epoche il territorio e che il fotografo riunifica per noi. L’approccio storico al paesaggio usato da Di Cola, risolve il problema del limite in termini di genesi, cioè di “descrizione diacronica” del contesto paesistico. Il paesaggio che egli ricostruisce non si identifica completamente né col semplice catalogo del dato sensibile (la natura) né col mero riscontro del vissuto antropico (attività, manufatti, funzioni); ma si articola, piuttosto, in una cerniera connotativa tra natura e mondo umano. I confini del paesaggio capenate sono spinti fin dove è possibile cogliere le tracce dell’evoluzione unitaria del territorio (all’incrocio tra borgo, agro e campagna), la sua biografia [...] (Estratto della Postfazione di Marco Bonsanto)

Nato a Firenze nel 1949, critico cinematografico, docente di Storia e critica del cinema presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, collaboratore di numerose riviste fra cui "Bianco & Nero", "Drammaturgia", "Positif", "Cinémaction".