La fotografia tra documento storico e testimonianza politica. Il volume-inchiesta del '63 che smosse coscienze e azione amministrativa. Nel 1963 venne pubblicato un fotoreportage di Giuliano Di Cola nel volume Tam Tam in Calabria del giornalista Franco Scillone. La prima edizione del libro (Arte e Vita, Giffone 1963), premiato best-seller della saggistica meridionale, è diventato ormai "preziosità per bibliofili". La seconda edizione (2004) «risulta rinnovata nella veste tipografica e con qualche modifica e aggiunta nel testo. Il libro è un forte graffiante spaccato economico-sociale sulla Calabria degli anni Sessanta, scaturito da un approfondito e traumatizzante viaggio-inchiesta del giornalista Franco Scillone a San Morello, derelitta frazione di Scala Coeli in provincia di Cosenza [...] Significativo il corredo fotografico che completa il testo e ne diventa eloquente integrazione» (Franco Scillone, Tam Tam in Calabria, Edizioni Prometeo, Castrovillari 2004)
ARCHIVIO E MEMORIE... Una ricerca fotografica di Giuliano Di Cola «Fra i milioni di turisti che hanno visitato Venezia, ciascuno inseguendo e scoprendo una sua immagine della città, ce n’è stato uno che, per gli obblighi del suo ruolo, non aveva mai lasciato Napoli: Pulcinella, il vecchio saggio irridente dei “quartieri spagnoli” e di altre strade fatiscenti. Questo singolare viaggio è il tema di una ricerca fotografica di Giuliano Di Cola, che ha voluto trasferire per un giorno il figlio di una ex-capitale corrosa da veleni antichi e nuovi in un altro spazio minacciato e ricco di suggestioni. Dalla ricerca sono scaturite immagini insolite che saranno esposte a Napoli». («il Giornale», 23 agosto 1982)
Gianfranco Donadio ricorda Giuliano Di Cola. «[...] fotografo che non è più. In questo video di venti anni fa, (insieme al figlio Cesare) ci racconta come ha fotografato la Calabria. Pensieri, parole, opere, omissioni (e visioni)».
L’anima di Giuliano Di Cola sul Monte Athos. Grande amico di Vittorio Citterich e Antonio Caponnetto. Il fotoreportage storico-culturale di GIULIANO DI COLA. A poco più di un mese dalla morte del fotografo marchigiano, il giornalista PINO NANO lo ricorda su PrimaPaginaNews ...
Il 14 agosto 2021 si è spento, nella città bruzia, GIULIANO DI COLA. Nel 1984 Giuseppe Alario (all'epoca direttore della Kodak) tracciò un breve ritratto del fotoreporter marchigiano; di seguito parte del testo pubblicato nel catalogo Monte Athos. Lo stato di Dio. Reportage fotografico di Giuliano Di Cola.
«Virgilio Milana: Miti moderni nella torre d’avorio. Cesare Di Cola, fotografo e appassionato di scrittura, incontra un vero frammento di Rinascimento contemporaneo italiano…» Pubblicata su AI MAGAZINE BOOKS, l'intervista (del 2 agosto 2018) a VIRGILIO MILANA, artista romano.
«Cesare Di Cola, maestro della fotografia, ha contribuito in modo essenziale alla copertina di Taccuino di Jazz Popolare, con magnifiche foto. E gli scatti fatti al concerto non sono da meno.» (Giovanni Palombo). L’undici settembre è stato presentato all’Auditorium Parco della Musica (Roma) il nuovo progetto discografico di GIOVANNI PALOMBO, «solista di chitarra e leader di diversi progetti musicali, apprezzato per le sue composizioni, che coniugano in modo originale jazz e world music, ribadendo la vocazione tutta italiana verso la melodia e la cantabilità».
Vernissage e presentazione del volume Dimore del Paesaggio di Cesare Di Cola
a cura dell'ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI VARSAVIA.
7 maggio 2019, ore 18.00
ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA - VARSAVIA
MOSTRA FOTOGRAFICA Dimore del Paesaggio di Cesare Di Cola
7 maggio - 10 giugno 2019
RISONANZE di GIANNI PEZZANI
(Testo introduttivo del volume fotografico Dimore del Paesaggio di Cesare Di Cola)
«Se c’era un luogo di cui ignoravo l’esistenza e che ora ho la certezza di averlo vissuto, un luogo a me misterioso ma che ospita il mio peregrinare nei sogni come ambiente delle mie storie immaginarie è Castelnuovo di Porto, quello di Cesare Di Cola, quello delle sue immagini fotografiche. Cesare Di Cola mi ha guidato in questo luogo d’Italia con paziente eleganza, senza fretta, mi ha portato nelle vie del vecchio borgo, lungo le ferrovie e al fiume Tevere, mi ha portato nelle cave di tufo, nell’agro romano, da questi luoghi ha prodotto una sequenza di fotografie che non solo narrano l’ambiente, ma includono la presenza, l’operosità, il respiro dei suoi abitanti, che ogni tanto appaiono sfuggenti ma di cui sentiamo le voci ed il fruscio degli abiti, il rumore dei gesti.