Tam tam in Calabria

"Tam Tam in Calabria" di Franco Scillone, fotografie di Giuliano Di Cola
La fotografia tra documento storico e testimonianza politica. Il volume-inchiesta del '63 che smosse coscienze e azione amministrativa.
Nel 1963 venne pubblicato un fotoreportage di Giuliano Di Cola nel volume Tam Tam in Calabria del giornalista Franco Scillone. La prima edizione del libro (Arte e Vita, Giffone 1963), premiato best-seller della saggistica meridionale, è diventato ormai "preziosità per bibliofili". La seconda edizione (2004) «risulta rinnovata nella veste tipografica e con qualche modifica e aggiunta nel testo. Il libro è un forte graffiante spaccato economico-sociale sulla Calabria degli anni Sessanta, scaturito da un approfondito e traumatizzante viaggio-inchiesta del giornalista Franco Scillone a San Morello, derelitta frazione di Scala Coeli in provincia di Cosenza [...] Significativo il corredo fotografico che completa il testo e ne diventa eloquente integrazione» (Franco Scillone, Tam Tam in Calabria, Edizioni Prometeo, Castrovillari 2004).

«[…] primi anni Sessanta del Novecento. San Morello già era passato sulle cronache italiane e internazionali come “vergogna d’Italia” perché priva di ogni collegamento con gli altri centri collinari e con la zona litorale, distante circa 6 chilometri, ma anche per la mancanza della luce elettrica, dell’acquedotto, di servizi igienici, un negozio, un medico; per l’arretratezza, l’isolamento e la miseria indicibile della popolazione di circa 700 anime […] Con uno scatto di dignità, gli abitanti di quel paese senza strada decisero di disertare in massa le urne alle consultazioni elettorali […] La protesta, unita al libro-denuncia (Tam Tam in Calabria, 1963) del giovane giornalista Franco Scillone, portò San Morello all’attenzione del Ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Pieraccini; ci furono interpellanze parlamentari, discussioni nelle aule universitarie e lo stesso Ministro, a piedi […] accompagnato dai sanmorellesi raggiunse quell’angolo remoto di Calabria, vedendo, promettendo e poi realizzando opere pubbliche come quella via d’accesso che, per una comunità contadina arcaica era soprattutto il diritto all’altrove, a un’altra possibilità […]» (Assunta Scorpiniti, San Morello, il paese del silenzio, in «Il Quotidiano del Sud» del 5 Ottobre 2014)