... In questo iter percorso da Giuliano Di Cola si inserisce oggi Venezia. Questa città, piena di contraddizioni, che benché ricca di vita muore un poco ogni giorno, esercita un magico richiamo. L’hanno descritta poeti e scrittori, ma fino a che punto ci riescono le parole? L’obiettivo fotografico di Di Cola è andato oltre. Attraverso particolari inquadrature, tagli studiati, rapporti spaziali ben calcolati egli ha ricostruito Venezia e con un magistrale uso della luce ha fatto rivivere i colori caldi e dorati che hanno ispirato la pittura del 700 veneziano - da Tintoretto a Caravaggio - creando egli stesso dei veri quadri... L’effetto che le retinature di Di Cola conferisce alle cose - ai muri e all’acqua di una città in degrado - si commenta da solo osservando le sue fotografie di Venezia che pubblichiamo qui, esempi di quel foto-reportage culturale attraverso cui il fotografo si esprime. («Il Fotografo Professionista - Kodak», n. 20, Gennaio 1983)
«La mostra fotografica - 40 opere di diverso formato stampate in camera oscura da negativi 6x6 - è il racconto per immagini del “sogno veneziano” della maschera napoletana. Nel 1982 il Comune di Napoli ed il Comune di Venezia decisero di organizzare per il Carnevale un gemellaggio tra le due città avente come titolo “Napoli a Venezia”. Il tradizionale volo della colombina segnò per la città lagunare l’inizio di una serie di iniziative teatrali, musicali e culturali. Durante quel periodo Giuliano Di Cola lavorava (con l’ausilio del giovane figlio, Cesare Di Cola) a un progetto sul centro storico veneto. Il fotografo marchigiano soffermò il suo sguardo sull’incontro tra le due maschere: Pulcinella e Arlecchino. Giuliano Di Cola scrive: "…questo metaforico popolano napoletano di origine contadina, pigro e burlone e, quando capita, anche saggio, filosofo, rassegnato alla miseria e alle beffe, si immerge in una Venezia minima, corrosa e opaca e pur viva di colori estenuati da sottili differenze, da sfumature e spontanee figurazioni. Il girovagare di Pulcinella, per campi e campielli, le sue curiosità, i suoi sberleffi e le sue canzoni, passo dopo passo, si sono trasformati in un'avventura dell'intelletto, nella malinconica presa di coscienza di una realtà in rovina, per molti versi simile a quella della sua Napoli..."». (Eracle d'Osca)
Quando la fotografia diventa un’arte «Un'occasione per osservare da vicino uno dei nuovi maestri italiani della fotografia, in esclusiva a Pescara. Questo il senso della proposta della Galleria Pantheon […] che presenta una mostra personale di Giuliano Di Cola quarantaduenne fotografo ascolano. […] un omaggio di Di Cola a […] Venezia nei giorni del Carnevale ’82, il Carnevale del gemellaggio Venezia-Napoli, con Pulcinella ambasciatore […]». (C.V. in «il Messaggero», 17 aprile 1983)
Nuove proposte di Giuliano Di Cola «[…] difficile classificare decisamente come fotografie o dipinti: si tratta di foto trasferite su tela, alcune realizzate attraverso un processo di eliminazione di alcuni colori […] espressioni fotografiche di questo genere non ci erano nuove, ma nessuna ci ha tanto colpito come queste: scaturisce da esse un contrasto psicologico chiaro-scusale che generalmente è proprietà esclusiva della fotografia in bianco e nero, mentre le foto in questione sono tutte a colori e sui colori basano la loro espressività […] ci viene in mente parte della produzione pittorica veneziana della seconda metà del ‘700 […] La mostra è di un livello altissimo e veramente non comune […]». (S.N. in «il Giornale di Pescara», 27 aprile 1983)